a La quarta glaciazione (Campanotto, Udine 2012) di Giancarlo Micheli
pubblicata in l’immaginazione (n.277, settembre-ottobre 2013)
All'interno della società attuale, il suo sviluppo apparentemente invincibile e la sua
pervasività sono quelli di sempre. Ovunque, in essa, infatti, domina un
inverno pesante e ottuso, fatto di corruzione e di miseria, di dolore e di
morte, un panorama che non sembrerebbe lasciare spazio al futuro. L'orizzonte
della poesia di Micheli è un presente dilatato all'indietro fino ad inglobare
il passato tutto dell'umanità. Si tratta di un panorama freddo, sconvolto, desolato
quello che lo contraddistingue e dove domina la logica del profitto
e dell'alienazione umana e da cui ci si può salvare soltanto attraverso la lotta, lo scontro frontale con
esso, la volontà di non cedere e non assuefarsi ad esso. La forza che lo rende
apparentemente invincibile è la morte di ogni speranza nella possibilità di
rovesciarlo e cambiarne drasticamente le coordinate strutturali. L'arma
migliore per contrapporsi all'"inverno dello scontento" che incombe e
rende impraticabile l'orizzonte futuro dell'esistenza degli uomini, è,
allora, il sentimento d'amore - l'unico sicuramente e globalmente in grado di
"cambiare la vita".
Come per i Surrealisti che restano pur sempre la bussola cui
Micheli ama orientare il timone della propria poesia (e gli esergo che
aprono le diverse sezioni che compongono il libro stanno lì a dimostrarlo), "trasformare il
mondo" (marxianamente) non avrebbe senso se non fosse la stessa idea di
esistenza umana a mutare radicalmente e profondamente (come è noto, è proprio
questo lo scacco maggiore delle grandi procedure rivoluzionarie del Novecento
ormai trascorso). La poesia militante che attraversa con toni tra l'accorato e
il sarcastico il libro si coniuga, quasi sempre, con l'evocazione della
passione d'amore. Il sentimento della rabbia e dell'indignazione per il
"dolore del mondo" si trova pur sempre collegato all'evocazione delle
persone amate come parentesi di felicità e di piacere nell'ambito di un'esistenza
che sembra, ogni volta, scattare come una trappola per impedire il dispiegarsi
della passione e del sogno.
I due poli della produzione in versi di Micheli, dunque, la
critica della società del presente e la
violenza che esercita sui soggetti che la costituiscono e la via d'uscita da
essa rappresentata dalla "rivoluzione a due" che avviene nel momento
dell'innamoramento e poi della passione amorosa si congiungono sovente nel
corso di lunghe esternazioni di tipo paratattico che sembrano scardinare il
ritmo consueto della scrittura nella tradizione della poesia italiana.
L'inanellarsi fitto e deciso delle situazioni descritte e delle
passioni provate ha la (probabile) funzione di accentuare in senso dimostrativo
e sovente narrativo quello che potrebbe sembrare il puro e semplice
congiungersi delle parole nei momenti più a lungo usati (e spesso inutilmente abusati) della poesia lirica
immessi nel loro significato come tradizionalmente viene indicato ed espresso.
Per Micheli, allora, più che costruire una nuova "tradizione" della
poesia a venire si tratta di verificare le basi e di ricostruire
dalle fondamenta quella che c'è
già. In effetti, nel suo stile di scrittura, non c'è sperimentalismo o
plurilinguismo ostentati come armi distruttive del retaggio del passato quanto
il rifugio in una lingua spesso ripulita da facili neologismi o mimetismi
ostentati in senso corrivo e, quindi, facilmente consumati. In senso opposto
rispetto alla riconduzione del linguaggio lirico all'andamento prosastico che
sembra contraddistinguere molte esperienze della contemporaneità poetica,
Micheli punta alla ricerca di un linguaggio non certo ermetico né
"puro" (alla Mallarmé) ma sicuramente terso e liberato dalle
incrostazioni più esacerbate, incitate e infette del consumo linguistico
corrente. La sua lingua della poesia è quella di chi vorrebbe rimandarla ed
esporla come un'etica della vita e ricongiungere, in un solo circolo
esistenziale, critica dell'esistente infausto e retrivo e apertura verso
l'utopia della libertà amorosa.
Nelle cinque sezioni che costituiscono il tessuto
lirico-descrittivo della poesia di Micheli, i diversi momenti che costituiscono
il suo progetto di lettura del mondo che lo circonda si intrecciano e si
articolano tessendo una tela di rimandi morali e di accensioni intime fino a
rendere il loro ritmo incalzante e continuo come le onde del mare, tante volte
evocate nei suoi componimenti, che si infrangono infaticabili sugli scogli che
circondano i porti o la battigia in cui va a morire la spiaggia dalla sabbia
innumerevole sempre rinnovata dal Tempo e sempre apparentemente uguale di
fronte alle sue sollecitazioni pulsanti.
Continue e poderose come la spinta candente delle onde marine, le
lunghe emanazioni liriche della produzione di Micheli ritrovano una loro
possibile sintesi finale nell'"armonia delle labbra e del silenzio"
il cui tratto evocativo chiude il libro. Le parole della rabbia rimandano al
silenzio del sentimento amoroso e si congiungono in un cerchio incantato in
cui domina l'utopia del mondo senza il Male.
Giuseppe Panella
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