Una
recensione di Pasquale Vitagliano a
Verses versus capital (Effigie, Pavia, 2020, pp.104)
di Giancarlo Micheli
pubblicata
su Literary.it (n.12, 2020)
“I
filosofi hanno finora soltanto interpretato il mondo in diversi modi; ora si
tratta di trasformarlo.” Chi non conosce questa celeberrima affermazione di
Karl Marx nella 11^ tesi su Feuerbach? E ai poeti, sempre più numerosi, cosa
spetta? “Sparare al chiaro di luna”, come gridava Marinetti? Narrare il loro
mondo interiore come gli ermetici o mettere in versi la realtà come se fosse un
bugiardino, un foglietto per le istruzioni, come hanno fatto le
neo-avanguardie? Intanto, ci siamo messi alle spalle il Novecento, e la storia
è tutt’altro che terminata, malgrado la sicumera di Fukuyama nell’annunciarne
la fine all’indomani della fine dell’Unione Sovietica (non del comunismo, che
ancora perdura, senza più dare scandalo, in Cina, Vietnam e a Cuba).
"Che
scienza e giurisprudenza si diano pensiero/ Di resuscitare i morti/ Intanto il
poeta viva un sogno più grande/ Della realtà che non può fare a meno di
comprendere/ Il sogno ha generato in me la realtà/ Che può farmi l’apocalisse?" Giancarlo
Micheli, con coerenza militante, da anni ha messo il suo lavoro e la propria
opera letteraria, (ricordo, in particolare, il suo Romanzo per la mano sinistra),
a servizio della Causa: la trasformazione della realtà, la più grande e
irrisolta sfida intellettuale e politica della civiltà occidentale. Questa
volta la sua linea di azione ha scelto il fronte poetico. Abbiamo in mano una
vera e propria controffensiva poetica, Verses versus capital (Effigie, 2020).
In prima battuta, l’opera di Micheli può sembrare retrò o nostalgica. Ed,
invece, a leggerla, meglio se in modo integrato con altri suoi scritti, essa
risulta inedita, anzi inaudita e com-movente. Si pone rispetto alla storia come
i poeti russi rispetto alla Rivoluzione. Solo che questa volta la poesia viene
prima, non segue la Rivoluzione. Si deve (ri)nominare il mondo, prima di
poterlo cambiare. Quale Rivoluzione? Prima della Parola, appunto. Senza un
lessico nuovo, qualsiasi cambiamento storico si rivelerebbe effimero,
deludente, se non tragico. "La poesia è fissare una rosa/ Finché gli occhi non
ti fioriscono/ Ma cos’è la poesia senza la rosa?/ E la rosa senza occhi?"
I
poeti del nuovo millennio dovrebbero riscoprirsi filosofi, ma in senso
marxiano, appunto. Finora hanno solo scritto parole; ora si tratta di
cambiarle. Soltanto quando scriveranno parole nuove, saranno riusciti, loro sì,
a cambiare la realtà. Le parole, infatti, sono diventate più importanti delle
idee, quelle che abbiamo, che non sono molto diverse da quelle dei tempi di
Marx e Marinetti. Se cambieranno le parole, cambieranno anche le idee. E così
anche il mondo potrà essere mutato. Se le rivoluzioni del ‘900 sono state
recintate dentro il destino circolare della Fattoria degli animali, la Rivoluzione
che è toccata a noi dovrà essere formattata dentro un lessico mai ascoltato
prima, quello dei poeti, in una realtà già per suo conto manipolata dalla rete
e dalle reti dove ogni navigante è poeta, ma qualcuno è più poeta degli altri. "Prendete
nelle vostre mani/ Il vostro destino/ Svuotate di merci i magazzini/ Riempite
le fabbriche di gioia/ E le scuole di sapienza/ Al pari d’un frutto maturo/
Apritevi all’universo".
Come
l’autore stesso dichiara nella “notizia” in apertura, “Questo libro nasce da un
avvilente sentimento di impotenza”, politico, sotto la denominazione ideologica
di merci e feticci, e letteraria, nel convincimento che la poesia sia
minacciata di estinzione. In concreto, tuttavia, l’opera contraddice questo
assunto di partenza. Così in un movimento dialettico senza sintesi, la poesia
di Micheli è, al contrario, una rinnovata scommessa sulla vita e sulla storia,
a cui la poesia, come sempre accade quando è vera poesia, dà forza di profezia. "Resto qua pertanto e mi conforto/ Di non esser morto finché viva/ sia
attraverso me la mia compagna/ Benché entrambi non abbiamo patria/ In questo
mondo/ Verrà un giorno felice/ Perché l’uno nell’altra/ L’abbiamo presentito".
Pasquale Vitagliano
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