una recensione di
Pino Sassano
al romanzo
(Campanotto,
2023)
pubblicata in Literary (n.11/2023)
Qui in Tunisia il cielo è azzurro; c’è qualche nuvola e, come
devono essere, le araucarie sono verdi. È bello vedere questo quadro di colore,
tra i colori che invece vengono fuori dalle copertine dei libri e soprattutto
tra i colori che un romanzo così bello dà all'immaginazione del lettore.
Esposizione dell’amore (Campanotto,
2023) è il sesto romanzo di Giancarlo Micheli, scrittore e, contemporaneamente o
forse prima ancora, poeta. È un libro che riesce a cucire quella sutura
necessaria, tipica della grande letteratura, mantenendo una tensione epica
senza togliere nulla alla dimensione lirica.
La storia riguarda la fine dell’Ottocento: siamo in Belle Époque, a
Parigi, al tempo dell’esposizione universale del 1889, e in questa temperie ci
sono i bei pensieri che l’umano, di fronte ai cambiamenti di un’epoca, si trova
a dover strutturare ed evolvere; cambiamenti che non sono soltanto legati all’affermazione
scientifica e tecnologica, peculiare alle Esposizioni universali, ma che hanno
al loro interno, come radice e conseguenza, anche le mutazioni riguardanti la
struttura sentimentale dei personaggi che vivono in questo romanzo e nel suo contesto
storico. Stiamo parlando dell’età degli imperi, in cui Impero e Repubblica francese
si susseguono, si leccano le ferite di guerre malriuscite e Micheli raffigura,
con ispirata lucidità, il dibattito in relazione agli sviluppi sociali,
politici e organizzativi di uno Stato.
Il personaggio da cui prende avvio il racconto, il cavalier
Édouard André, è ufficiale della Guardia nazionale, politico e grande
collezionista, nonché marito della pittrice Nélie Jacquemart. Una coppia unita
dall’affinità elettiva dell’amore per l’arte, capace di raccogliere opere
significative in un museo che tutt’oggi si può visitare a Parigi.
Assieme a coloro che sono all'interno del meccanismo del potere – esponenti dell’alta società – il romanzo ci presenta le storie immaginifiche di chi pensa l’arte non soltanto come una descrizione e rappresentazione di ciò che è intorno, ma soprattutto come la prefigurazione di ciò che potrà esserne lo sviluppo ulteriore, tramite visioni che vanno al di là della dimensione in cui le forme della realtà si manifestano e sono state manifestate. Coloro, vale a dire, che hanno creato le basi del movimento surrealista.
Le vite di questi ultimi testimoniano, nell’ambito della
narrazione, le energie del mutamento, fino ai giorni della liberazione di
Barcellona dal giogo del pronunciamento militare, nell’estate del 1936, quando
il racconto si interrompe, in auspicio della conquista di una libertà più
giusta ed autentica.
Pino Sassano
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