sabato 10 febbraio 2024

Il romanzo con molteplici relazioni culturali

una recensione di Enzo Santese al romanzo

Esposizione dell’Amore (Campanotto, 2023)

pubblicata sulla rivista Amicando semper (n.61, febbraio 2024)


Il romanzo Esposizione dell’amore (Campanotto, Pasian di Prato/Udine) è indubbiamente un esempio di come la puntualità saggistica possa innestarsi perfettamente nel flusso fantastico di una tessitura narrativa dai molteplici riflessi strutturali, con la capacità di caratterizzare un’opera rilevante per la coesione degli elementi costitutivi in un complesso unitario. Giancarlo Micheli gioca su una piattaforma culturale, che gli appartiene a pieno, e che attraversa la letteratura, la storia, l’arte in un intreccio che l’autore sa districare con l’autorevolezza di chi utilizza episodi come quinte teatrali di una rappresentazione che nasce su un repertorio immaginifico, utile ad ipotizzare orizzonti verisimili in una narrazione tesa tra due polarità temporali, l’esposizione internazionale di Parigi del 1889 e l’inizio della guerra spagnola nel 1936. È uno spazio di meno di cinquant’anni, ma nella densità della trama impastata con gli eventi reali diventa materia pulsante per lo scrittore che la svolge e la dipana come una pellicola, pensata per un’analisi profonda delle dinamiche interne all’individuo e alla società di riferimento. Il tema – come recita esplicitamente il titolo – è l’amore, vissuto negli ambienti ovattati di una borghesia francese che non ha dimenticato le modalità espressive della nobiltà. E allora Micheli scolpisce gli “attori” come autentiche presenze alla sua maniera, che è vicina al lavoro miniaturistico, data la cura ad evidenziare il dettaglio apparentemente insignificante o, comunque, secondario rispetto allo sviluppo della narrazione. In un periodo come questo che registra molti cultori della poesia virata verso la prosa, Micheli si segnala sempre per un tipo d’espressione che non lesina al racconto la misura della poesia, anche con guizzi improvvisi verso un’accensione del tono per poi modularlo secondo le esigenze rappresentative del mondo che l’autore inventa a immagine e somiglianza di quello vero.                                                               

I personaggi mai sono il risultato di una trovata casuale, anzi rispondono tutti a una precisa esigenza, davvero sentita da Giancarlo Micheli, di farli uscire dalla bidimensionalità della pagina e proporli in movimento su uno scenario credibile della storia. È quanto avviene per Édouard André, uomo d’affari tra i più in vista del periodo bonapartista, che nel romanzo emerge nella sua dimensione privata, quella che contrasta con la sua figura pubblica, di uomo impegnato a racimolare dando sempre, apparentemente, il privilegio al denaro. La moglie poi, Nélie Jacquemart, è ritrattista stimata soprattutto perché figura di spicco dell’alta società parigina. I due coniugi costituiscono un sodalizio affiatato anche sul piano delle scelte culturali, fatte in ispecie nell’ambito del collezionismo d’arte d’alto profilo, che consente loro di dar vita e corpo, nella quantità e nella qualità, a una poderosa mole di capolavori della pittura e scultura non solo contemporanea. Attorno a loro Giancarlo Micheli crea un vorticoso corteggio di presenze che formano uno straordinario “mosaico” antropologico e sociale, nel quale si segnalano differenze sostanziali anche tra appartenenti alla medesima classe, sollevando il velo dei lustrini tutti superficiali e mettendo così a nudo requisiti di pregio e tendenze di biasimo di una società più problematica di quello che mostra nelle sue manifestazioni esteriori. Tra tutti si sbalzano con plastica evidenza il nobile banchiere Edmond Rothschild, noto per le sue azioni filantropiche, il sociologo Gustave Le Bon, uno dei primi a studiare la psicologia delle folle, Paul Déroulède, uomo dal multiforme ingegno convogliato peraltro quasi esclusivamente nella politica di matrice revanscista. E poi entrano ed escono di scena con ritmo incalzante poeti di varia caratura, letterati di grido, imprenditori ambiziosi, esponenti dell’ala anarchica della politica del tempo. Le opere d’arte, allineate nel cosiddetto hôtel particulier di casa André, sono apprezzate da un vasto pubblico di estimatori. Tra questi si agitano pensatori e artisti che promossero l’azione rivoluzionaria del surrealismo. E qui comincia la seconda parte del libro, dominata dalla figura carismatica di Benjamin Péret, amico di André Breton, che fu l’anima di quel cumulo di sussulti civili, ideali e creativi del movimento che sconvolse le sicurezze fino ad allora acquisite, su un palcoscenico interdisciplinare, volto soprattutto alla letteratura, alla pittura e al cinema.

Giancarlo Micheli si muove con circospezione nella congerie dei suoi numerosi personaggi ma lo fa con la sicurezza che gli deriva da una conoscenza profonda e dettagliata di tempi, luoghi e persone impegnate nel teatro della vita quotidiana. E dando voce ai singoli con una caratterizzazione espressiva – questo è uno dei dati fondanti dello scrittore di qualità – che durante la lettura rende riconoscibili ognuno dei vari attori di questa commedia composita, dove storia e fantasia, lungi dall’elidersi a vicenda, si alimentano in un quadro sommosso di suggestioni.

Enzo Santese


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