Una recensione di Manlio Cancogni
al romanzo Esposizione dell’Amore (Campanotto,
2023)
pubblicata in Zeta (Anno XLVII, n.2, 2024)
Nei
romanzi finora scritti e pubblicati, Micheli, viareggino come l’omonimo e
ingiustamente dimenticato Silvio, partendo dalla Lucchesia ha spaziato in
almeno tre continenti e in tre o quattro secoli. Egli si sente felicemente a
suo agio in qualsiasi tempo e luogo del vasto mondo, attento a ogni esperienza
culturale che gli accende la fantasia, dalla musica di Puccini al surrealismo
di Benjamin Péret (fedele sodale del turbolento e dispotico Breton) passando
attraverso la lacrimevole odissea degli emigranti negli Stati Uniti di fine
Ottocento e primo Novecento e lo shintoismo del Giappone dal XVI al XX secolo.
La
cosa straordinaria è che egli non si contenta di darci una rappresentazione
generica di quelle epoche lontane e di quei luoghi spesso remoti, ma ne deriva
gli aspetti più particolari con una precisione che sarebbe rara anche in un
testimone diretto. Di fatto egli non si è mai mosso dalla città nativa e ha fatto
tutto da sé per documentarsi, non avendo che pochi amici del tutto sconosciuti.
Forse è proprio questa innocenza che rende così evidenti e credibili le sue invenzioni, come possono esserlo solo le fantasie d’un poeta.
Manlio Cancogni
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