una recensione di Rossana Castriota
al romanzo
Esposizione dell’Amore (Campanotto,
2023)
pubblicata in Literary (n.11/2023)
Esposizione dell’Amore è un libro
molto dotto e colto; questo balza all’evidenza di primo acchito. Si tratta di
un libro scritto molto bene, con un linguaggio estremamente ricercato, tant’è
che, leggendolo, mi sono spesso venute in mente suggestioni tipiche dei romanzi
decadentisti, come corrente letteraria che si opponeva al dogma scientifico, al
naturalismo a tutti i costi, per cercare qualcosa che sia, sostanzialmente, ineffabile.
Teniamo presente che il contesto storico della narrazione è proprio quello in
cui si sviluppò tale corrente letteraria, antecedente alle due guerre mondiali,
almeno per quanto attiene alla prima parte, lo stesso di cui scrive Clark nel
libro I sonnambuli. I personaggi di Esposizione dell’Amore,
infatti, mi sono sembrati immersi all’interno di un’atmosfera onirica, che si
respira in tutte le pagine; le loro azioni paiono avvenire come in sogno, senza
che essi capiscano, in effetti, verso quali mete vogliano andare a sviluppare
la propria ricerca. In questo senso, il romanzo di Micheli coglie l’essenza
dell’epoca che descrive.
Inoltre, un altro carattere distintivo dell’opera consiste
nell’accuratezza della ricostruzione storica. In questo libro sono presenti ricostruzioni
di specifici eventi talmente precise ed invoglianti che stimolano
all’approfondimento delle vite dei personaggi, dal momento che i protagonisti,
in larga maggioranza, sono realmente esistiti: per fare solo un esempio, la
coppia formata dal cavalier Édouard André e dalla pittrice Nélie Jacquemart,
che occupa un ampio spazio della narrazione.
A mio avviso, questo è uno dei pregi principali che deve avere un
libro, quello di incoraggiare il lettore ad andare a fondo degli argomenti
trattati, di consentirgli di partecipare all’indagine dell’ineffabile cui accennavamo
in apertura.
Rossana Castriota
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