recensione di Pino Sassano
a Romanzo per la mano sinistra (Manni, 2017) di Giancarlo Micheli
All’interno di una fase
dell’industria editoriale in cui i libri di grosso spessore, sia in termini di
ponderosità materiale sia di contenuto intellettuale, intercettano i lettori
soltanto in forza della promozione commerciale di cui i monopoli editoriali
detengono l’esclusiva, Romanzo per la
mano sinistra di Giancarlo Micheli, pur avendo una forma di libro d’una
volta, induce a chiamare a raccolta i lettori veri, che non si preoccupano
della pagina fitta né del numero delle pagine, ma che godono, ad esempio, di
una fluidità della scrittura che qualcuno potrebbe anche giudicare d’antan rispetto alla sintassi che viene
utilizzata attualmente, anche nei casi più accorsati e diffusi. Questo romanzo,
al di là della presentazione che ne fa Giulio Ferroni in quarta di copertina,
tiene conto di due dimensioni fondamentali che permettono al libraio di
proporlo: la densità della storia familiare dei protagonisti – una madre e un
padre, le cui vicende si interpolano alle lettere che quest’ultimo scrive
all’unico figlio della coppia –, ma soprattutto la Storia del secolo che ci ha
avvicinato al nostro presente, con particolare riferimento al periodo della
Seconda guerra mondiale. L’opera riguarda dunque il tipo di contatto che ci fu
tra chi era animato dei più genuini ideali di liberazione e il potere, durante
gli anni in cui si scopriva la complessità dell’esistenza umana, tant’è che nel
plot compaiono Sigmund Freud, nonché
suoi epigoni ed anticipatori, gerarchi del nazismo e del fascismo, statisti e
governanti dell’Occidente e dell’Unione sovietica. Il punto di vista e le
visioni del mondo sono sempre aderenti alla psicologia dei pur numerosissimi
personaggi, sulla vita dei quali l’autore opera una sorta di dilatazione epica,
anche in virtù dell’espediente narrativo di coinvolgerli nelle trame segrete di
cui la storiografia traccia i punti di emersione nella coscienza comune. Ecco
così che il lettore s’imbatte nella polizia segreta dei primi soviet, in quelle
fascista e nazista, ed è invogliato a partecipare alle vicende della famiglia
ebraica dei Bauer-Ascarelli, ad apprendere l’eredità che il figlio dei protagonisti
ne riceve nell’Italia degli anni Sessanta, quando di nuovo l’aspetto del
segreto e della ricerca della verità diverrà il tratto decisivo anche della sua
personale esistenza.
Romanzo per la mano sinistra è pertanto un’opera che non ha nulla a che fare con i
lettori compulsivi, quelli dei saloni del libro, è invece adatta, e forse
addirittura indispensabile, a coloro che amano la lettura, giacché lo stile, le
modalità in cui i dialoghi vengono ad intrecciarsi, sono fortemente gradevoli,
tali da rilassare nelle anse della frase. Anche la descrizione dei paesaggi è
condotta in forma finemente dialettica, la quale trasmette il salubre gusto
della poesia, alla faccia del fatto che il volume debba venir considerato di
difficile divulgabilità.
Pino Sassano
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