giovedì 17 dicembre 2009

prefazione al romanzo Indie occidentali

prefazione al romanzo Indie occidentali (Campanotto, 2008) di Giancarlo Micheli
pubblicata come recensione sulla rivista
La Mosca di Milano (n.21, Edizioni La Vita Felice, Milano 2009)


Indie occidentali di Giancarlo Micheli
(Campanotto editore, Pasian di Prato UD, settembre 2008, ppg. 224)
prefazione di Manlio Cancogni


Oggi il Lower East Side è un quartiere di artisti, gallerie d’arte e ricostruzioni edilizie. Quando abitavo a New York, durante gli anni settanta del secolo scorso, era invece un quartiere a rischio. Mia figlia mi raccomandava di evitarlo nelle quotidiane passeggiate che facevo assieme a mia moglie. Dalla Third Avenue, dove avevamo casa, eravamo soliti discendere per la Bowery, per poi prendere per Canal Street e deviare per Mott o Mulberry Street, fino nel cuore di Little Italy che, proprio allora, cominciava ad essere erosa dall’avanzata irresistibile dei cinesi di Chinatown. Oggi il territorio è quasi interamente conquistato. Credo rimanga ancora qualche trattoria in cui gli italiani figurano come prestanome di proprietari di Shanghai o di Canton.
Proprio in Mulberry Street sta il bar dei protagonisti del romanzo Indie occidentali: Aurelio ed Erminia, una coppia di giovani sposi che dalla Valle del Serchio si aggiungono, nei primi anni del novecento, alle moltitudini di immigrati che arrivavano ad Ellis Island dall’Italia o dalla Germania, dall’Europa dell’est o dalla Scandinavia. I personaggi della storia di Micheli non appartengono alla massa dei diseredati che in quegli anni di forsennato sviluppo industriale attraversavano l’Atlantico per ritrovarsi in una modernista babele, affollata fino all’inverosimile, ricca soprattutto di afflizioni e motivi di inedite sofferenze. Aurelio ed Erminia hanno risorse sufficienti per intraprendere un’attività indipendente una volta giunti nel nuovo mondo. Partono guidati dal desiderio di progredire umanamente e donare alla propria figlia appena nata un avvenire più confortevole e degno. Entrano, dapprima, nell’ombra protettiva di una sorta di ambiguo capo clan, un intermediario tra la forza lavoro, provata dagli stenti e sovente dalla fame, e imprenditori senza scrupoli, facilmente inclini a compromessi con il crimine.
Faranno, quindi, presto le spese della loro ingenuità, della loro ignoranza delle dinamiche violente e spietate che informano i rapporti nella comunità che li accoglie. Soltanto al vaglio di un viaggio infernale, che li condurrà nei tormenti degli stockyards di Chicago e nei malsani opifici dell’industria tessile del New Jersey, essi coronano il loro percorso iniziatico, acquistano consapevolezza di sé e
la capacità di agire assieme agli altri per affermare valori condivisi e di progresso umano. Questa è la chiave utopica del racconto che Micheli sviluppa con meticolosa cura artigianale, da scrittore per vocazione; consiglio, dunque, una lettura riflessiva di questo romanzo, proporzionata alla cura che è stata impiegata nello scriverlo.
Il romanzo ha un taglio decisamente realista, talvolta surrealista nell’ordire la trama di casi ineffabili alle emozioni e ai gesti dei personaggi. Micheli vi ricompone una geografia umana di passioni vigorose e sentimenti nobili, cosicché ci lascia, forte, il sapore di una storia d’altri tempi. L’autore agisce secondo strategie sottili, perfino misteriose, che illuminano i fatti della narrazione con i riflessi di una necessità perturbante, spesso assurda; è la luce di un’alba, tuttavia, dalla quale si possono cogliere segni importanti anche per capire meglio il nostro presente, assai torbido e notturno.
È incredibile come gli Stati Uniti, invasi sul finire del XIX secolo da una turba di sommersi e senza speranza, appartenenti ad una miriade di inconciliabili differenze di culture e lingue, costretti ad una impietosa struggle for life, è incredibile come questo paese sia sopravvissuto. Una domanda è d’obbligo: oggi la situazione degli Stati Uniti e del mondo è cambiata rispetto al quadro drammatico e spietato che il romanzo descrive? Certamente la società contemporanea è passata ad una sua fase “civile”, di regole accettate e condivise, ma il mondo democratico è dominato non più dalla produzione industriale, bensì dalla produzione del denaro fine a se stessa, e dunque insensata, perversa e diabolica. Ci conforta pensare che anche questo momento della storia verrà superato e ci auguriamo che ciò possa accadere senza una catastrofe.
Manlio Cancogni 



"Indie occidentali" di Giancarlo Micheli (Campanotto editore, Pasian di Prato UD, settembre 2008, ppg. 224)

http://www.ibs.it/code/9788845610042/micheli-giancarlo/indie-occidentali.html
http://www.bol.it/libri/Indie-occidentali/Giancarlo-Micheli/ea978884561004/
http://www.libreriauniversitaria.it/indie-occidentali-micheli-giancarlo-campanotto/libro/9788845610042
http://www.webster.it/libri-indie_occidentali_micheli_giancarlo_campanotto-9788845610042.htm
http://www.amazon.it/Indie-occidentali-Narrativa-Giancarlo-Micheli/dp/8845610047/ref=sr_1_2?s=books&ie=UTF8&qid=1291729036&sr=1-2

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